G20 a Roma. Differenti criticità in termini di rischio sicurezza
Le prossime ore, saranno davvero molto complicate per la città di Roma e per chi deve gestire da un lato la difesa dei Capi di Stato e delle autorità che interverranno al G20 e dall’altro il corretto e sicuro svolgimento delle manifestazioni di protesta, contrastando le possibili minacce all’Ordine Pubblico.
Cerchiamo di dividere i due tipi di situazione ed i rischi connessi, cercando di comprendere cosa è stato predisposto e cosa potrebbe accadere.
- Difesa delle personalità che interverranno al G20 e del sito dove l’evento si svolgerà.
I Capi di Stato e di governo sono sempre protetti da un dispositivo misto, ovvero composto da una aliquota che fa parte delle Forze di Sicurezza del paese di provenienza e da una invece fornita dal paese ospitante l’evento, ed è quest’ultima che per motivi di territorialità, di rispetto e di opportunità si fa carico della protezione ravvicinata della personalità. In linea generale, la dottrina prevede dispositivi che sono organizzati e disposti sul terreno secondo il principio dei cerchi concentrici e stabilisce che il cosiddetto “primo cerchio” ovvero quello che si occupa della sicurezza fisica della personalità e che è a contatto diretto con la stessa, sia composto dal personale operativo fornito dal paese che ospita l’evento. In gergo, tali dispositivi di protezione ravvicinata almeno per quanto attiene all'intervento del personale del NOCS della Polizia di Stato, sono chiamati Security One e Security Two. In questo primo anello agiscono e lavorano operatori provenienti da due Reparti nazionali ovvero, appunto, quelli del NOCS (Nucleo Operativo Centrale Sicurezza) della Polizia di Stato e del GIS (Gruppo di Intervento Speciale) dei Carabinieri. Si tratta di Reparti e di Unità particolarmente addestrate sotto moltissimi aspetti, ovviamente anche nel settore della protezione di personalità e che hanno esperienze in tal senso riconducibili a decenni di operazioni e di attività tattiche ed addestrative condotte tanto sul territorio nazionale, quanto fuori dai nostri confini, spesso in aree a media ed alta conflittualità. Oltre alle specifiche peculiarità riguardanti gli aspetti della protezione di ospiti ad alto rischio, questi uomini sono anche particolarmente addestrati per quanto attiene alle attività di contro-terrorismo. Esiste sotto questo aspetto una tradizione consolidata di “affidamento” da parte delle autorità straniere di primissimo livello a Reparti ed Unità distinte e separate. Solo per fare un esempio, il Secret Service americano che ha in cura la sicurezza di POTUS (President Of The United States) collabora da anni con il NOCS della Polizia di Stato, mentre il Servizio di Sicurezza del presidente francese collabora da lungo tempo con il GIS dei Carabinieri. Se a qualcuno di voi, vivendo a Roma od in un'altra grande città interessata dalla visita di un capo di stato, sarà capitato di veder transitare un corteo impegnato nel trasferimento di un ospite di questo rango, avrà forse potuto fare caso, oltre che alla lunghissima processione di mezzi di ogni genere e tipo inclusa la "Jammer car" ovvero l'autovettura sulla quale sono posizionati i sistemi elettronici necessari ad abbattere segnali trasmessi da trasmettitori utilizzabili per far esplodere ordigni, avrà fatto caso dicevamo al SUV con il portellone posteriore aperto che in genere chiude il convoglio e non potrà non aver visto al suo interno, rivolto verso la parte posteriore del veicolo, l'operatore con il volto coperto dal tipico “mephisto” con in dotazione una mitragliatrice leggera. Quell’operatore fa parte del cosiddetto CAT (Counter Assault Team) ovvero del team che in caso di un eventuale attacco armato al convoglio avrebbe il compito di ingaggiare e neutralizzare la minaccia, mentre tutto il restante dispositivo più prossimo alla personalità, in una simile circostanza, avrebbe il compito di allontanare la stessa personalità dalla scena del possibile attacco. Tutte e due le aliquote, come è nel caso del presidente americano, statunitense ed italiana, contribuiscono alla realizzazione del sistema, anche con i due rispettivi dispositivi di CAT. Ora, si provi ad immaginare quanto complesse siano tanto la preparazione quanto l’organizzazione di un simile evento in termini di gestione della sicurezza delle personalità partecipanti. Procedure da uniformare, percorsi principali ed alternativi da studiare nelle fasi di preparazione ed “anticipo”, sicurezza delle comunicazioni, realizzazione di una centrale operativa capace di convogliare ed analizzare migliaia di dati e centinaia di immagini, nonché di indirizzare la risposta difensiva in caso di possibile attacco, il tutto dovendo far funzionare le cose fra dispositivi e team di venti diversi paesi, con standard, dotazioni e modalità di azione, per quanto affini, sostanzialmente differenti. Proprio in virtù della complessità delle operazioni da portare a termine, sono state studiate figure di riferimento che hanno il compito di supervisionare le attività da un punto di vista strategico, coordinandole con il Team leader che, ad esempio, nel caso del presidente americano è un Operatore del NOCS. A tutti questi aspetti, si sommino quelli necessari per avere il controllo dello spazio aereo e per poter contrastare le possibili minacce che potrebbero arrivare sfruttando la terza dimensione, come possibili attacchi con aeromobile, contro i quali sono certamente schierati nella vicinissima base di Pratica di Mare (a pochi secondi di volo dal quartiere dell'EUR) dei caccia Eurofighter Typhoon, con i piloti già in combinazione di volo, pronti in pochi secondi a decollare ed intervenire, così come le attrezzature di tecnologia necessarie ad intercettare ed abbattere droni anche di piccole dimensioni che dovessero cercare di penetrare nella cosiddetta zona rossa, ovvero quella interdetta a qualsiasi attività di volo. Riterrei che possa essere stato previsto, come già è accaduto in occasioni analoghe, anche l’approntamento di batterie di missili capaci di eliminare simili minacce proprio in prossimità della Nuvola e del Palazzo dei Congressi, ovvero dei siti prescelti per l’evento. Si pensi poi al fatto che tutti i percorsi dai luoghi di residenza degli ospiti (siti questi che vanno a loro volta difesi e presidiati) alla sede dell’evento saranno stati verificati e bonificati, controllandone verosimilmente tutte le criticità, che vanno dalle auto in sosta alla rete fognaria. Nelle attività di contro-terrorismo ed in ordine alla capacità di risposta in caso di attacco, saranno impegnate anche le aliquote API (Aliquote di Pronto Intervento) dei Carabinieri ed UOPI (Unità Operative di Pronto Intervento) della Polizia di Stato. Si tratta di dispositivi che sono dotati di piattaforme ed addestramento propri dei team SWAT e che in caso di azione terroristica costituirebbero i First Response Team ovvero i primi assetti di contrasto e da informazioni raccolte è confermato l'impiego anche del Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania. Riterrei sia immaginabile che il COFS ovvero il Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, possa essere stato posto in uno stato di "Readyness" ovvero di approntamento in caso di possibile impiego. Si sarà inoltre provveduto ad allertare ed approntare gli ospedali più prossimi alle zone coinvolte nella dinamica, nel caso in cui si dovesse prestare soccorso agli ospiti od a cittadini eventualmente coinvolti in una azione terroristica. Si tratta quindi sicuramente di un lavoro imponente e di una sfida, sotto molti aspetti, unica.
Appare evidente come in termini concreti vi siano ridottissimi margini di azione per chi decidesse di sfruttare una simile occasione per attaccare, ad esempio, il presidente degli Stati Uniti o per compiere un’azione eclatante, ma credo sia altrettanto facilmente comprensibile, capire come non si possa in alcun modo trascurare nessuno degli aspetti collegati ai rischi connessi ad un siffatto evento e qui sinteticamente riassunti.
- Gestione dell’ordine pubblico relativa alle manifestazioni di protesta.
Molto diversa da quella precedentemente esposta, si connota la minaccia di possibili disordini conseguenti alle manifestazioni di piazza previste durante la giornata di sabato 30 a Roma. Le autorità e gli organismi competenti stanno da tempo monitorando e valutando i segnali, il tono e la criticità rappresentate ed espresse dalle differenti compagini che si stanno dando appuntamento nella capitale per dare vita a manifestazioni di protesta che, ci si augura, possano svolgersi in un clima di sano confronto civile. I canali utilizzati per organizzare l’afflusso e la partecipazione alle manifestazioni, sono ormai da tempo quelli delle chat su piattaforme meno accessibili in termini di facilità di controllo, ma pur sempre intercettabili da parte delle FFOO, quali ad esempio Telegram od altre analoghe. Malgrado gli organismi preposti sappiano come muoversi, prevenire ed agire, restano vive le perplessità e le preoccupazioni della nostra intelligence e degli apparati investigativi, conseguenti alla deriva violenta sviluppatasi nelle ultime manifestazioni di protesta ed alla possibile saldatura fra gruppi e movimenti che, almeno in termini di principio, dovrebbero essere schierati su fronti opposti, ma che potrebbero utilitaristicamente, fare massa critica per moltiplicare la loro capacità offensiva e prendersi la scena in un momento nel quale l’attenzione dei media mondiali, sarà rivolta proprio verso la Città Eterna. E credo sia noto a tutti il fatto che ciò che interessa tanto ai gruppi terroristici strutturati quanto alle compagini dell’antagonismo, non sia tanto il danno che si è capaci di cagionare, quanto la capacità di far parlare di se, di colpire, e c’è da chiedersi quale occasione migliore di questa possa essere offerta loro, con centinaia di troupe televisive da tutto il mondo pronte a riprendere qualsiasi accadimento, una occasione certamente irripetibile per veicolare il proprio messaggio a livello globale. Le forze dell’ordine e gli apparati di intelligence hanno da settimane i radar accesi e puntati, in ascolto dei rumori prodotti e dei segnali lanciati da chi vorrebbe cavalcare l’occasione delle manifestazioni di Roma per far precipitare la città in un altro pomeriggio da incubo come quelli ai quali ci è toccato già assistere negli anni passati. Oggi la tecnologia e l’esperienza, mettono chi deve difendere la città, i suoi abitanti ed i cosiddetti obiettivi sensibili, in condizione di poter comprendere con notevole anticipo le intensioni malsane di possibili malintenzionati. Ma Roma è grande, gli obiettivi non mancano e la concomitanza con le necessità in termini di difesa di offrire il massimo livello di sicurezza ai partecipanti al G20, al sito ed all’area dove gli ospiti si riuniranno e dove alloggeranno e quella di difendere l’Ordine Pubblico, stanno creando non pochi problemi. I componenti le frange estremistiche violente nazionali e trans-nazionali sono noti ai nostri apparati di prevenzione ed a quelli dei paesi alleati ed è immaginabile che già da settimane sia in essere un confronto diretto ed una condivisione di informazioni fra le polizie dei paesi europei, tesa a minimizzare la minaccia ed a essere consapevoli degli spostamenti e dei contatti in essere fra i componenti di questi gruppi e più in generale fra le compagini che, è possibile immaginare, staranno convergendo su Roma per creare instabilità e criticità.