Attentato all'aeroporto di Kabul: proviamo a fare un po' d'ordine
Proviamo a fare un poco si ordine.
La domanda che in molti, me compreso si pongono è: come è possibile che un solo attentatore suicida abbia causato 170 morti e più di 200 feriti?
Intanto, bisogna partire da quello che sappiamo, ovvero che ad effettuare l’attentato sia stato un solo assalitore. Se Isis-K avesse compiuto un attacco strutturato, è logico immaginare che avrebbe avuto tutto l’interesse possibile a dimostrare e raccontare le proprie capacità tattiche. Quindi prendiamo per buono il fatto che ad agire sia stato un solo terrorista.
Il luogo e lo scenario.
Si tratta di un canale di raccolta delle acque, il cui livello arriva mediamente al ginocchio, intasato da migliaia di persone. Rappresenta il luogo ideale nel quale porre in essere una simile azione. L’acqua ha il potere di enfatizzare gli effetti della esplosione ma per ottenere questo risultato, che consiste nello sfruttare l’acqua che è più densa dell’aria e che in gergo è chiamato “coefficiente di intasamento”, c’è bisogno che il carico esploda appunto, nell’acqua ed appare piuttosto difficile che questo possa essere accaduto. L’attentatore avrebbe dovuto immergersi e poi farsi esplodere, oppure mettere la carica nell’acqua.
Il confezionamento dell’ordigno.
Isis-Daesh ha al suo interno soggetti certamente in grado di confezionare con assoluta perizia ed esperienza, corpetti o zaini esplosivi di ottima fattura, efficienza ed accuratezza.
In linea di principio, chi ha organizzato, potrebbe aver avuto accesso anche ad esplosivo ad alto potenziale, abbandonato dagli USA, ma questo sposta poco rispetto all’importanza del materiale utilizzato per generare schegge, aspetto questo che invece cambia di molto la “qualità” del risultato ottenuto. Ci sono schegge che possono volare per qualche metro, ed altre che possono farlo per decine e decine. L’esperienza per scegliere quelle che possano fare più male ed enfatizzare il risultato, non manca certo loro così come non manca la possibilità di reperire biglie d’acciaio o minuteria utile allo scopo.
Questione relativa ai morti per colpi di arma da fuoco.
Gli attimi immediatamente successivi alla esplosione creano una situazione di enorme confusione. Sul luogo vi erano personale militare americano e non lontani, miliziani talebani.
È sufficiente che uno solo degli attori, per una errata lettura di un segnale o per cattiva interpretazione di una potenziale minaccia, si metta a sparare, perché possa innescarsi una vera e propria battaglia. E le battaglie con armi da fuoco, in un clima di enorme confusione, in uno spazio occupato da migliaia di persone, come quello che conosciamo e nello scenario descritto, generano moltissime vittime.
La calca.
Dopo una esplosione le persone in grado di farlo, provano a fuggire e nel farlo travolgono e schiacciano gli altri, che per motivi diversi, sono finiti a terra, o come in questo caso, nell’acqua. Questo genera una ulteriore grande quantità di vittime e di feriti gravi.
I controlli.
Avvicinarsi a quel luogo significa superare posti di controllo, che per quanto inefficienti e male organizzati, dovrebbero essere in grado di identificare una persona che trasporta esplosivo. Non escluderei quindi che fra i talebani possano esserci stati complici degli attentatori.
Ps: se mi avessero invitato a discuterne, ne avrei volentieri parlato, ma l’Esperto non va più di gran moda.
Me ne importa il giusto e ce ne faremo tutti una ragione.
Buona domenica!