Libia-Bonatti: sequestro di espatriati
Si tratta di uno di quegli scenari, tali da far tremare i polsi a chi si occupa di Intelligence e di Sicurezza Nazionale, perché il sequestro di due nostri connazionali ad opera di formazioni che si ispirano, pare, al Jihad di matrice più estrema è una vera grana, perché accade proprio mentre stiamo per riaprire la nostra rappresentanza diplomatica nella capitale, perché succede proprio mentre ci apprestiamo ad inviare personale di Forza Armata a Mosul e proprio mentre siamo impegnati a muoverci a supporto dell’ancora debole governo di al Serraji.Ed è davvero complesso non mettere le cose in fila e non giungere a facili conclusioni.
Ma andiamo con ordine, provando ad orientarci partendo dalle scarnissime informazioni delle quali disponiamo.
Nel deserto libico nella giornata di oggi, sono stati sequestrati due nostri connazionali che si trovavano li per conto di una azienda italiana. Per ora si sa solo che i due mancano all’appello e che stando a quanto raccontato da testimoni, sarebbero stati fatti salire di prima mattina, a forza, su un pick up da personale armato.
Da mesi non si ha più notizia di sequestri di occidentali in quel paese e la sensazione era quella che tutti gli attori della dinamica libica fossero molto impegnati a scongiurare una simile eventualità. Tutti meno coloro i quali stanno soffrendo una bruciante sconfitta a Sirte e sono dovuti scappare a gambe levate facendo rotta proprio verso il deserto. Il sequestro a questo punto assumerebbe i toni di una vera e propria tegola per il presidente del governo di Tripoli, che a fatica, cerca da mesi di trasmettere ai possibili partner ed agli attori internazionali, una immagine di capacità politica mista ad un reale potere di controllo sulle fazioni che si muovono nell’area ed al tempo stesso di contrasto alle formazioni del jihad, prima fra tutte quella dell’ormai famigerato califfo al Baghdadi, contro le quali, il suo principale antagonista il Generale Aftar si è già mosso senza troppi manierismi.
Paradossalmente però, e partendo da una prospettiva puramente utilitaristica, investigare ed agire con a fianco gli uomini del presidente al Serraji, in un momento come questo, potrebbe rappresentare un vantaggio notevole per gli specialisti della nostra intelligence, perché si può essere certi del fatto che lo steso presidente farà davvero tutto il possibile per aiutarci a risolvere una grana simile e per rafforzare l’immagine di affidabilità e di controllo del territorio di cui ha un bisogno estremo.
Resta il fatto che pur volendo essere davvero cauti, non si può non osservare come questo gravissimo fatto si verifichi proprio mentre IS subisce una notevole debacle a livello locale, mentre 100 nostri paracadutisti si apprestano a mettere in sicurezza un ospedale vicino Misurata e mentre la lotta fra il governo di Tripoli e quello del Generale Haftar che non lo ha riconosciuto, lotta che coinvolge in diversa misura anche le altre fazioni sul terreno, si inasprisce ogni giorno di più.
Ci consola sapere che godiamo di ottimi contatti sul terreno, che stando a quanto confermato dallo stesso nostro governo abbiamo già sul posto assetti molto capaci e strutturati e che i nostri uomini dell’Intelligence hanno già dato, ripetutamente ed in scenari altrettanto complessi, prova delle loro enormi capacità.
Siamo in buone mani e le prossime ore saranno particolarmente importanti per cercare di capire che direzione potrà prendere questa drammatica vicenda.