Ingannando il tempo
L’episodio di questa mattina a Londra, sempre che ne sia confermata la matrice terroristica, rappresenta ben poca cosa in termini di risultati raggiunti. Qualche ferito, fortunatamente parrebbe neppure in modo serio, una macchina fracassata contro le barriere che proteggono il centro politico della capitale del Regno Unito, l’autore del gesto immediatamente intercettato, bloccato ed arrestato dalle FFOO che sono arrivate in maniera rapidissima grazie al dislocamento capillare di Unità Antiterrorismo, segnatamente le pattuglie della forza di reazione rapida della Polizia Metropolitana. Insomma, se non fosse per la enorme eco e la copertura globale sui media di tutto il mondo che un pur così modesto gesto ha ricevuto, si potrebbe tranquillamente parlare di un flop.
A mio modesto avviso però potremmo provare ad inquadrare quanto accaduto in un contesto più ampio ed a osservare il quadro di insieme.
Giusto questa mattina l’ONU ci ricordava che i combattenti di Daesh/Isis ancora presenti sul territorio irakeno e siriano sarebbero stimati in numero di circa ventimila, ovvero molti di più di quanto ci era stato detto sinora e certamente almeno dieci volte tanto rispetto alle stime fatte da più fonti nei mesi trascorsi dalla liberazione delle città-stato occupate dai fanatici assassini islamisti. Ventimila, se confermati, sarebbero un numero davvero impressionante ed in grado di impensierire seriamente la Coalizione che si è data il compito di combatterli e che molti pensavano li avesse sbaragliati, sconfitti, eliminati. Quindi il fronte esterno sembrerebbe ancora in grado di procurare fortissime preoccupazioni e dovremmo aver ormai imparato che nulla di quello che si pianifica li, a quelle latitudini, impatta unicamente su quei luoghi e sulle genti che li vi abitano e che anzi, il fatto che ci possano essere ripercussioni ed attacchi in occidente è ormai acclarato.
La strategia di questo movimento terroristico è sempre stata quella di cercare di tenerci ingaggiati tanto sul fronte esterno quanto all’interno dei nostri confini (o di quel che ne resta…) ed i pericoli sono molti, concreti ed imminenti. Ad esempio, le Forze di Sicurezza francesi e la magistratura d’oltralpe solo qualche settimana fa avevano lanciato un allarme relativo al rischio enorme collegato alla uscita dal carcere di numerose decine di terroristi islamici legati a Daesh che per fine dei termini della condanna, entro il 2019 saranno liberi di tornare nei loro quartieri e nelle città di provenienza, ed in qualche caso, verosimilmente, di far perdere le proprie tracce e di riprendere a pianificare attacchi sanguinosi esattamente da dove erano stati interrotti diversi anni fa. Il sistema, pur riconoscendone l’estrema pericolosità, non è in grado di impedirne la libera circolazione ed il rischio che costoro possano ricominciare a pianificare azioni, a ferire ed a uccidere è davvero molto, molto alto.
Agli osservatori più attenti non sarà neppure sfuggito il fatto che nella “sicura” e fino ad oggi estranea ad episodi simili, Giordania, nei giorni scorsi vi sia stato un attacco rivendicato dall’Isis e che le preparatissime ed estremamente determinate Forze di Sicurezza locali abbiano poi ucciso i componenti di quella stessa cellula.
Ci troviamo quindi di fronte ad un fenomeno che, probabilmente troppo presto, abbiamo classificato come finito, superato, senza contare sul fatto, come ho già avuto modo di ricordare in altre occasioni, che la Fatwa emessa da Califfo al Baghdadi (a proposito, qualcuno ha poi capito se sia davvero morto dopo la terza volta nella quale era stato dichiarato ufficialmente defunto?) non ha termini di scadenza, è eterna.
Mantenere la guardia altissima, continuare a dare un contributo concreto affinché nelle aree dove il terrorismo è più forte e radicato, sia fatto di tutto per estirparlo. Monitorare, investire ancor più sull’ Intelligence ed enfatizzare il lavoro di network e laddove possibile di information sharing con i nostri alleati nella guerra al terrore. E soprattutto far in modo che si diffonda in maniera sia orizzontale che verticale, una corretta ed efficace cultura della sicurezza e della prevenzione. Questo nemico si sta solo riorganizzando e non dobbiamo, a mio parere, rilassarci ne distogliere lo sguardo.