Ipotesi di scenario
A più di 24 ore dai drammatici fatti che hanno portato al ferimento con conseguenze gravi per tre dei cinque componenti di un Distaccamento di operatori delle nostre Forze Speciali in Iraq, dispositivo congiunto composto da militari del Nono Rgt Incursori Col Moschin e da specialisti del GOI della Marina Militare, non è ancora stata diffusa una versione ufficiale su quanto accaduto, malgrado siano stati già resi noti, forse in maniera improvvida, i nominativi dei facenti parte di quel dispositivo.
Quello che si sa è che quel personale fa parte di una operazione nella quale il compito assegnatogli è quello denominato con la definizione di “Monitoring & Trainig” termine del quale forse, sarà bene chiarire il significato.
Con tale definizione si vuole intendere quel tipo di attività nelle quali, il personale delle nostre Forze Speciali contribuisce alla preparazione tecnica ed alla elaborazione di tattiche adeguate e performanti, rispetto alle operazioni che in quello specifico scenario vengono poi condotte dalle locali Unità d’Elite. I nostri specialisti, oltre ad addestrare, partecipano alla pianificazione di attività di contrasto al terrorismo ed alle forze ostili e non risulterebbe che partecipi direttamente alle azioni degli specialisti irakeni, ma che li segua da vicino e li consigli rispetto alle modalità da attuare di volta in volta, sempre in totale accordo con i comandi locali ed alleati.
In attesa di un comunicato ufficiale che spieghi cosa sia davvero accaduto, si può solo provare a fare delle ipotesi di scenario, ipotesi che possono essere utili nel cercare di capire come sia possibile che nostri operatori siano rimasti coinvolti in un episodio così grave.
Intanto sembrerebbe lecito immaginare che il personale si stesse muovendo a piedi, visto che nel caso si fosse trovato su autovetture, che in genere in situazioni di questo genere sono quasi sempre SUV senza insegne ma dotati del maggior coefficiente di blindatura possibile, si sarebbe trovato in una situazione di maggiore protezione rispetto a quanto accaduto, ovvero alla esplosione di un IED, un ordigno esplosivo improvvisato che dato il tipo di ferite delle quali si è a conoscenza, parrebbe aver investito in pieno tre dei cinque nostri soldati. Va inoltre sottolineato come non vi siano, ad ora, immagini o filmati che mostrino autovetture danneggiate dalla esplosione e che deduttivamente si potrebbe prendere per buona l’ipotesi di un trasferimento a piedi, fosse anche per un breve tratto.
Viene quindi logico chiedersi perché il personale si muovesse appiedato.
Il secondo dato da considerare è che non si sarebbe trattato di una imboscata, azione questa che prevede nella stragrande maggioranza dei casi, dopo il posizionamento di esplosivo e la sua detonazione al passaggio di chi si vuole colpire, un ingaggio a fuoco da parte delle forze nemiche, attività che stando a quanto è dato sapere non vi sarebbe stata. Se di imboscata si trattasse, si tratterebbe di qualcosa di anomalo nelle modalità di svolgimento.
Alla luce di quanto ci è dato sapere, il nostro personale si sarebbe trovato oggetto di un attacco che potrebbe essere stato casuale, ovvero causato dalla inavvertita attivazione di un innesco meccanico che ha causato la deflagrazione dell’ordigno improvvisato, oppure potrebbe essere finito vittima di un’azione premeditata ovvero obiettivo di un attacco mirato, ipotesi questa che presupporrebbe la presenza di qualcuno che in posizione defilata stesse osservando e che abbia attivato a distanza la trappola esplosiva.
Trappole di questo tipo, non di rado, sono piazzate a protezione di obiettivi sensibili e non è da escludersi la possibilità che qualcuno vigilasse su quel dato sito e lo stesse proteggendo, ma resta da capire, qualora questa ipotesi fosse attendibile, se l’attacco sia stato in qualche misura “preparato” così da attirare nella possibile trappola il nostro personale oppure se vi sia stata solo una drammatica casualità legata alla presenza non preventivabile di nostri operatori sul terreno.
Sotto questo aspetto saranno molto importanti le indagini che verranno condotte e l’analisi dei dati di intelligence relativi alla attività da svolgere per cercare di capire chi potrebbe aver generato l’informazione che avrebbe reso necessario l’intervento e dato modo a qualcuno, e sottolineo, siamo sempre nel campo delle ipotesi, di preparare la trappola.